Villa Capra: "La Rotonda"

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Villa Capra detta " La Rotonda " - Vicenza

 

Aggiungere ancora parole su una villa sulla quale sono stati consumati fiumi d’inchiostro, è inutile.

Da notare solamente che l’accesso era dal fiume e quindi il nobile Capra arrivava da Venezia con il suo “ Burchiello “ aveva chiesto ed ottenuto dal Palladio una villa da ozio. Un luogo in cui studiare, in cui dedicare il tempo che non era dedicato al lavoro, che non era “ il dolce far niente “.

Era un ozio attivo, dedicato anche alla contemplazione della natura; un luogo in cui la vita di società era estremamente ridotta.


 

Dove il committente si trovava con pochi selezionatissimi amici per dissertare, per discutere di letteratura, per fare ed ascoltare musica, per contemplare e riflettere sul mondo.

E così in questo luogo, una villa suburbana al confine della città, Palladio inventa queste quattro straordinarie facciate identiche, che guardano a quattro realtà naturali diverse: la pianura con il fiume, la campagna, la collina di Monte Berico e le montagne.


 

La perfezione è proprio data da questo ripetersi equilibratissimo nei ritmi delle facciate in cui le proporzioni sono straordinariamente armoniche.

Per fortuna in questo caso, rispetto al progetto originario del Palladio, la cupola è stata mantenuta ribassata ( il progetto palladiano prevedeva un indotto più alto, cioè la cupola avrebbe dovuto avere un aspetto dominante rispetto alle falde del tetto ).

 

Villa straordinaria, villa che poi al suo interno è stata alterata nella purezza dei suoi volumi da una decorazione di tipo barocco, rococò dovuta al Ludovico Dorigny ( 1654-1742 ),artista particolarmente apprezzato presso il patriziato veneto, nel ‘700.

Anche se noi siamo abituati a vedere gli interni palladiani sfondati da queste riquadrature architettoniche, non lo siamo a vedere cornici così massicce ed accartocciate, pesanti, che vanno in qualche modo a gravare sulla leggerezza della struttura palladiana, che nella sala principale aveva un’ottima acustica che nel l’oculo centrale aperto rispecchiava proprio la concezione del Pantheon romano.



Vediamo la prima parte di affreschi quella realizzata nel periodo quasi contemporaneo alla conclusione della villa ( qui vedete che la presenza delle divinità è decisamente più inserita nella struttura architettonica del Palladio e sono ancora delle decorazioni cui siamo abituati, molto diversa dalla decorazione della cupola che con queste cornici diventa quasi intollerabile.

La nostra precisa, organizzatissima gestione dello spazio con lo sfruttamento di ogni singola parcella ( potete vedere come le scale siano inserite nei pennacchi laterali della sala rotonda, in un ambito in cui non sarebbe stato ricavabile nessuno spazio abitativo consono ad altre esigenze ) fa della Rotonda in assoluto la villa più imitata in tutto il mondo.

 

E snaturandone le proporzioni, modificandone gli usi, facendola diventare prospetto di Chiesa o di edificio pubblico, è in assoluto la Villa più conosciuta del Palladio.

Una villa così significativa sarebbe stata indubbiamente sempre fortemente imitata, ma non avremmo potuto parlare di un’eredità.



 

Un’eredità effettivamente produttiva non si può basare su un unico modulo: avremmo avuto solamente un’imitazione.

Un’eredità l’abbiamo nel momento in cui un architetto, in questo caso il Palladio, ha inventato una nuova tipologia: in questo caso la villa.

La villa non esisteva nella struttura, nel territorio veneto con queste forme e con questa rispondenza alle esigenze locali della committenza.

Ma soprattutto Palladio ha declinato questa tipologia in più modelli edificatori diversi, che sono stati assorbiti, rivisitati, fatti proprii e quindi ripresentati in modo autonomo da architetti di forte personalità, dando vita ad una forma di palladianesimo autonomo, oppure ripescati singoli elementi nell’architettura di Palladio e riproposti in maniera imitativa da architetti dotati di minor capacità di innovazione e di invenzione.

 

Sta di fatto che comunque cercheremo di evidenziare come mai possiamo parlare di palladianesimo. Faremo un discorso e, citando una frase famosa in altro contesto, il regno di Palladio sarà un regno su cui in alcuni periodi storici “ non tramonterà mai il sole “ , perché da Sanpietroburgo con Quarenghi e Rossi, a Ponticello in Virginia U.S.A. con Thomas Jefferson, quindi da est ad ovest, dal nord dell’America degli U.S.A., al sud dell’America Latina, noi troveremo citazioni palladiane ovunque e quindi veramente l’architettura di Palladio è stata talmente duttile non solo da essere esportabile ad ogni latitudine, ma soprattutto è stata in gradi di rispondere dal punto di vista funzionale a secoli totalmente diversi, per cui dal neoclassicismo alla rivoluzione francese, dal barocco del ‘600 fino all’800 contemporaneo.

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